Reality in Arcadia (Il Melangolo, 2016)

Location una villa lucchese pre-modern tra Gianni Schicchi e Pompeo Batoni. Al suo interno: un italian gigolò che racconta in prima persona con affabulazioni erotiche, un produttore televisivo cattolico-romano, tre sorelle scenografe dette le Vergini delle Rocce in funzione di coro, due studentesse. Erasmus del precariato globale festeggiano il compleanno di uno stilista passato di moda e nostalgico del Muro di Berlino. Perché il buongusto, come la politica, deve stare o di qua o di là.Sono personaggi inautentici e comunque più vicini al Sodoma che a Gomorra: odiosetti, vanitosi, inconcludenti, nella loro “narrazione”. Sono il branco medio intellettuale, abituato a parlarsi addosso con la citazione a fior di labbra. La villa è un teatrino della chiacchiera in diretta con dentro antiquariato e modernariato, tra Plotino e Tarantino, Togliatti e Woody Allen, Puccini e Nada, il nostro Segretario Fiorentino e il Cavaliere Jean-Valjan e, naturalmente, santi, poeti e navigatori. Importante è fare bella figura come protagonisti di un Grande Fratello per il pubblico colto da seconda serata. Perché la vita è un Pilot in cerca del Format di successo.
Reality in Arcadia (Il Melangolo, 2016), vincitore del Premio della Giuria al Premio letterario internazionale Viareggio Rèpaci.

Ti ucciderò dopo Natale (Il Melangolo, 2019)

“Dicono che gli assassini quando scrivono le loro memorie scelgano una prosa ornata. Io non so scrivere, ho sempre usato le parole degli altri per metterle in scena. Non sono ancora un assassino, ma potrei diventarlo. Ho tra le mani un coltello da scalco per le renne che ho comperato qui a Rovaniemi, il paese di Babbo Natale”.

L’amore immune (Il Melangolo, 2021)

“Sulla soglia degli addii ti ho chiesto di buttare il sacchetto dei rifiuti, hai sorriso, quasi dicesi vado giù e torno subito. Davanti alla raccolta sotto casa resti incerto tra l’organico e l’indifferenziata, perché il grande amore non è riciclabile, permane nella sua materia, intoccabile come l’amianto, che se lo spezzi poi ti brucia i polmoni, e comunque per quanto riguarda la Bufera stai pensando che venga prima il Comico del Poeta, anche se di poco tempo”.

Voglio prendere il largo (Il Melangolo, 2022)

“L’acqua si smeriglia nel suo cristallo. E oltre i banchi di scogli sta alla fonda un catamarano con gli scafi bianchi. Le prore vanno su e giù al suono degli stralli. Si chiama Coco Loco anche se io preferirei Carpathia come la nave che salva i naufraghi del Titanic. L’orizzonte sta uscendo dalla foschia. Ma Branko non lo vede ancora, ha gli occhi smarriti”.
